venerdì 20 dicembre 2013

E' Natale per tutti...

Pedalo già da un'ora e mezza... non volevo uscire, fa freddo e la nebbia mi rende fradicio anche se le goccioline sembra si solidifichino all' istante... pedalo, arranco in salita, non è il Mortirolo ma per le mie condizioni fisiche, per il freddo, per quel “qualche chilo in più” è dura... su un rapporto, vedo la vetta, un timido sole fa capolino dalla nebbia ormai leggera e all'istante rende tutto più caldo... Ho sete, sete però di qualcosa di caldo... nella borraccia l'acqua sarà ghiacciata, mi si rompono i denti solo al pensarci... pedalo, ora meno affannosamente... la vetta. Giù in discesa per un centinaio di metri ed eccomi in un paesino oltrepadano, sembra tutto addormentato... le viti nude, qualche caco rosseggia su una pianta, un cane mi si avvicina circospetto... un bar con le vetrine appannate...
Smonto dalla Fondriest e faccio per sgranchirmi le gambe, qualcuno mi osserva... Noncurante sfilo il portafogli dalla tasca e mi avvio per un buon tè caldo... “Freddo?” mi apostrofa un tipo scalcinato seduto davanti ad bar “mah, a stare fermi si, pedalando però quasi si suda”... gli sorrido ed entro... Una ragazza amorfa si presenta e con lo sguardo mi interroga... “Un tè per cortesia e una bottiglietta di acqua frizzante a temperatura ambiente”... Mi sorbisco la fumante bevanda con calma, mi scaldo le mani, mi scaldo dentro, mi si scalda lo spirito... Il tizio con cui avevo scambiato qualche parola si è alzato e mi guarda dalla vetrina... “Cosa fa, mi aspetta?, Boh”... Pago, saluto, esco... Lo guardo, è veramente conciato male, ha una giacca di un paio di taglie in più, in compenso i pantaloni arrivano a metà polpaccio, per non parlare delle scarpe, improbabili, tenute insieme da qualche filo di spago variopinto... Si avvicina... “oh, avrei proprio voglia di bere qualcosa” mi apostrofa... lo guardo ancora e poso nuovamente la bici al muro... brandisco il portafogli, ne vorrei cavare qualche moneta ma mi scappa in mano un dieci euro... “ma sì”, mi dico” l'è Nadat anca par Lù”... “toh, bevi un caffè e a mezzogiorno mangiati un panino”... accetta subito, mi sorride, prende il dieci euro e va nel bar... Mi infilo i guanti, il passamontagna, sento la porta che si apre di nuovo e il tizio che ne esce con un bicchierone colmo di vino bianco... “eh no” gli faccio “se ti bevi dieci euro in due minuti, i buoni propositi dove vanno a finire? “No No, capo, questo è per te, il mio vado a prenderlo adesso...” Resto attonito, mi gira quasi la testa, non so a cosa pensare e mi ritrovo con una caraffa di bianco in mano, il resto dei soldi nell' altra (nel frattempo il tizio mi ha infilato in mano un cinque e qualche moneta) e un barbone che mi ha offerto da bere e mi sorride compiaciuto... Non so davvero cosa dire, farfuglio qualcosa e penso a come farò a bermi quel vino che già mi viene la nausea... “Lo ringrazio, “caccio giù” tutto in un fiato, lui fa lo stesso, lo sguardo gli brilla “Non mi piace mai bere da solo” e con due passi si riporta alla sua sedia ormai gelata...
Pedalo, con meno vigore ho la mente ingombra di pensieri confusi, non riesco a trovare una logica a quello che è accaduto eppure mi è rimasto qualcosa di buono, che non provavo da tanto tempo... qualcosa che mi ha fatto assaporare (oltre ad un improbabile vino alla spina!!!) una remota fragranza di genuinità.
Buon Natale a tutti Voi
Lele

lunedì 14 ottobre 2013

Il Pianista

Silenzio, un silenzio diligente, interessato, vigile a cogliere la prima nota, il Teatro è pieno, persone stivate con gli sguardi fissi verso la luce bianca del palcoscenico. Buio e qualche riflesso dal loggione impaziente, silenzioso, accorto... 
Il silenzio di sente ancora di più e come l'inizio della pioggia iniziano a fluire note e arpeggi. I martelletti sobbalzano ai comandi del Pianista e su, e su, la musica prende vita, dapprima timida poi salendo sempre più colorita e sicura... si adagia su bianche  e molli nubi di pianissimo per evolversi in ritmati allegretti e poi verso temporali di forte e poi giù ancora a rendere ovatta una dolce melodia... Gli occhi sono catturati, le espressioni annullate, ipnotizzate davanti alla maestria delle  mani che domano e comandano l'avorio dei tasti...  Le note escono quasi impalpabili e le dita così veloci quasi a non toccare la tastiera si allungano a sfiorare i diesis e  rendono magico l'inchistro dello spartito. Tutto è oramai incantesino, passione, tutto tùrbina verso note mai sentite, verso un insieme di suoni sublimi che salgono al cielo e toccano le stelle lassù nella volta trapunta... E su, su ancora, il suono percorre il Mondo e l'Universo e per tutti esiste solo quel pianoforte, quel pianista, quelle mani prodigiose che rendono onore alla Musica e  all'Arte... Il tempo e lo spazio si sono deformati e non hanno più senso di essere nei confronti del suono che avvolge e che penetra nelle vite di ognuno...
Il pezzo è alla fine... l'ultima nota ha vibrato sugli affreschi del soffitto è passata timida fra i palchi, sul loggione è uscita nel foyer ed ha raggiunto le altre nel firmamento... E' di nuovo silenzio, un silenzio che precede gli applausi e le ovazioni, il silenzio che dura una frazione di secondo ma che tutti rispettano, il silenzio che permette alla musica un'uscita esclusiva senza essere intaccata da ciò che non è più puro e semplice come le note degli spartiti.
Applausi, una salva di applausi e di persone che si alzano e chiedono non troppo timidamente il bis, applausi che non perdono forza ed esplodono quando il pianista si alza e si inchina con un sorriso... Non è più tempo per il bis ma a tutti resta il cuore pieno e la mente occupata da quanto ascoltato, impossibile pensare a qualcosa di diverso...
Quel pianista quella sera di tanti anni fa mi donò un'emozione unica, antica e genuina... Ho assaporato un momento di struggente bellezza, mi sono inebriato di suoni che mi hanno fatto trasalire come se avessi intaccato misteri inviolabili. Quel pianista era mio fratello.
Lele

giovedì 5 settembre 2013

Gratitudine

Sera tardi. Giornata lunga, faticosa, calda... ripenso alla passeggiata del pomeriggio, penso a ritroso alla terribile salita di Oropa fatta in bici alla mattina, al sudore, all'asfalto che corre sotto ai battistrada... La Betta dorme al mio fianco, colgo un'espressione serena dal raggio di Luna che le rischiara il viso... sento automobili in transito e poi una moto di grossa cilindrata che accelera in salita. Silenzio. Guardo il soffitto e mi sto per addormentare... Riccardo si muove nel lettino, sento le molle del materasso che cigolano... Silenzio....Stridìo di gomme a un centinaio di metri da casa, sulla provinciale e un tonfo sordo molto forte... prima di realizzare sono già ai piedi del letto che mi infilo pantaloni e scarponi... "Cosa c'è?" chiede la Eli assonnata "Un incidente qui davanti, dormi" rispondo lapidario.
Volo giù dalle scale e in breve mi porto sul luogo del sinistro. Un coppia giovane, non sono feriti, o almeno non lo sembrano, lei piange, lui bestemmia... bestemmia duro, la ragazza piange e singhiozza... mi avvicino le chiedo come sta e cerco di sostenerla un minimo... "cazzo non ho visto il tornante"... "la macchina è da buttare, guarda anche gli air-bag..." Mi butto in mezzo alla strada e mi sbraccio verso dei fari che salgono decisi e noncuranti... rallentano, rallentano e mi sfilano a fianco prudenti... incrocio lo sguardo del guidatore e lo rassicuro con un cenno del capo.
L'auto sfasciata è nel mezzo del tornante, un paio di improvvisati volontari si stanno prodigando per portarla verso il ciglio... "dai, facciamola saltellare" dico... non sanno come si fa e poi "dai, tutti insieme" "uno, due, tre, via!, "uno, due, tre, via! e l'auto, con rumore di lamiera e puzzo di liquidi del motore è buona buona sulla banchina... Invito i ragazzi per un caffè... "abito qui a cento metri"... declinano l'invito... ma non possono fare a meno del mio telefono, l'unico "che prende" fra la cerchia di monti, lì, nella gola fra le rocce... Genitori, carro attrezzi, un amico, poi ancora i genitori di lei, poi il carro attrezzi, poi... Noncurante lascio il cellulare in mano al ragazzo, che se ne serva, sicuramente ne ha più bisogno di me... torno all'auto distrutta, aiuto a scaricare qualche cassetta di frutta,una borsa... sono tutto soprco di un liquido appiccicoso e maleodorante, forse proveniente dall'impianto di condizionamento... scivolo sull'olio fuoriuscito... e da lì qualche parola di conforto alla ragazza che singhiozza ancora...
Puntano i fari di un'altra auto che rallenta, si ferma, indugia, si ferma... ne escono un uomo e una donna di mezza età, visibilmente preoccupati: i genitori del ragazzo ... si tranquillizzano al vederli in piedi e incolumi... arriva il carro attrezzi, è passata la mezzanotte da un pezzo e, avviandomi verso casa saluto i malcapitati... saluto i malcapitati... saluti i malcapitati... Non una risposta, non un grazie... "ohi" penso, "non mi avranno sentito?"... mi avvicino, mi vedono... se la ridono, colgo l'ennesima bestemmia intercalare nel discorso fra padre e figlio, saluto e mi avvio verso casa... "Ah, almeno un grazie..." mi dico salendo le scale "Ah, bella educazione...", "ah" e mi metto sotto alle coperte... Non mi va giù, va bene l'incidente, va bene tutto, ma almeno un grazie... Niente invece... Beh, ben gli sta e la prossima volta... La prossima volta, caro Lele, farai quello che hai fatto... sempre pronto per gli altri, a farsi in quattro, a prodigarsi per il prossimo... sei fatto così, non cambierai mai... Va bè, buonanotte mondo.
Lele

martedì 23 luglio 2013

La Sera (2)

... brezza dal bosco, fresco, piacevole atmosfera, cammino sui sassi dei vicoli, silenzio... Rumore di piatti dalle case, suoni famigliari, voci che si susseguono, qualcuno guarda un telegiornale... Passeggio e mi accendo un mezzo toscano che ho trovato in tasca... Sfioro i muri, il passo leggero calca ciuffi d'erba cresciuti fra le ciappe della strada...Mi sento invisibile ed impalpabile come uno spettro, come un raggio di luce nei raggi del Sole e continuo a camminare... Non so dove arriverò ma voglio godermi questo momento di pace, voglio annullare la mente, voglio tornare agli albori, voglio rivivere gli attimi che vengono a galla ad ogni passo... Vorrei tante altre cose ma pur impegnandosi e spremendo ore in speranza e preghiere... non so. Guardo il sentiero scorrere fra le mie scarpe, sento il frusciare dei rami mentre risalgo verso la Luna che sorge fra i pini... buio. Una brezza non troppo gentile mi ha dato uno schiaffo e ha tentato di riportarmi giù... Cammino ancora e vedo oramai le stelle, vedo l'Orsa e tutti i visi amici che si confondono nelle Pleiadi... Sento i rumori del bosco, qualcosa si è allontanato al mio passaggio, ne ho avvertito i passi scomposti sulle foglie dei faggi... Continuo e ricordo, ricordo... Ricordo e mi si stringe una nostalgia lontana e mi tronca il respiro, ho sentito qualcosa di cui, per un istante, ho avvertito il profumo e che cerco di inseguire ma che è oramai  svanito e ritornato nell'angolo delle cose passate...
E' chiara la notte, distinguo la mia ombra sul prato e le ombre degli alberi, distinguo il profilo dei monti e le luci tremule dei paesi che poco a poco si spengono e cedono il passo alle ore che passano inesorabili... Sono fermo, mi sono seduto fra i cardi e i denti di leone addormentati, i grilli tacciono, la notte che fino a qualche minuto fa era viva, ora è fredda e sterile, la Luna sì è nascosta dietro una nube, non un filo di vento, non un movimento dal mondo che mi circonda... un sibilo, una luce solca il cielo, una stella cadente ha rischiarato il nero ed ha finito la sua corsa scomparendo oltre le rocce della Roncalla... un grillo ha ricominciato il suo cri-cri, seguito da altri... un rapace ha lasciato il ramo di un ciliegio selvatico e plana verso il prato, l'erba è smossa da un alito tiepido vagamente salmastro e lascia alla luna riflessi che sembrano d'acciaio... Mi alzo, raccolgo il bastone e continuo a camminare...

Lele






venerdì 10 maggio 2013

Luce

Non sarà questa luce a salvarci dalle Tenebre Eterne, come non saranno gli scudi fatti di ipocrisia a proteggerci quel giorno in cui il fulmine ci coglierà. Non sarà la nostra parola contro la Sua a rendere pareggio fra le azioni compiute, come non saranno i lamenti ad impietosire i Trombettieri.
Dovremo essere preparati, rassegnati, guardare verso la nuda terra ed aspettare...

Lele





mercoledì 8 maggio 2013

Punto di vista

E' solo quando i primi fiori iniziano a sbocciare, l'ultima neve si scioglie al sole e le tenebre vengono dissolte da un'aurora radiosa che ci si accorge che il mondo alla fine è un punto di vista e che non tutto è brutto e grigio come a volte sembra.

domenica 14 aprile 2013

Passo del Carmine 617 m.s.l.m.

Domenica mattina, sono neppure le sette e già l'auto ha macinato una ventina di chilometri... fresco, nonostante il sole che sorge e l'assenza totale di nebbia... Erano giorni, settimane, tempo, che il desiderio di una bella pedalata mi ha spronato oggi ad intraprendere un "bel giro" impegnativo...
Stradella, in giro nessuno, deserto... ho parcheggiato e sto scaricando la bicicletta... apprezzo il nuovo completo, apprezzo le nuove calze, quanto mai comode... fresco, mi porto il pile? No e già pedalo verso S.Maria della Versa, non un rumore, solo un cane mi saluta da un cancello, solo il ronzìo della catena e dei battistrada sull'asfalto ruvido... Fresco, quasi freddo nonostante i dieci gradi ho le mani gelate e a turno le tengo dietro alla schiena... Proseguo sul falso piano verso Santa Maria, cerco un'andatura che non sia proprio da pensionato decrepito ma non voglio forzare... la strada è lunga, dura, le salite mi aspettano, le salite che intraprese in auto non sembrano neppure così dure... Il Versa scorre verdognolo alla mia sinistra... mi accompagna con lo schioccare dell'acqua sui sassi, passo Montescano, un gallo saluta il sole che fa capolino dal Colle di Montù.. Rotonda, i Carabinieri fermi ad un postro di blocco... Che voja ai set ur da matina... proseguo noncurante e mi butto fra le case di Santa Maria... Cantina Sociale, Grapperia, i Bar... la strada sale e "butto giù" un rapporto, la strada sale davvero, bivio per Golferenzo, mi metto "in piedi" per non perdere la giusta cadenza, tornante...
Gambe di legno, inizio a "prenderla bassa" almeno fino a quando non "romperò il fiato", tornante, rettilineo, salita non impossibile ma senza tregua, giù un altro rapporto, salgo a 16/17 all'ora, sono distratto, dovrei mettermi in riga e guardare la strada, concentrarmi sul ritmo, annullare tutti i veicoli di disturbo... salgo e mi sono messo in sesto, le gambe vanno bene... passo gruppi di case, è un eterno sali-scendi con una marcata tendenza a salire, mancano ora una decina di chilometri al Passo... ce la farò? Concentrazione e autoconvinzione, è questo che ci vuole, oltre ad un bel sorso d'acqua... Là in fondo ho visto un collega ciclista, arranca in salita... mi metto "in piedi", voglio provare a prenderlo... pedalo con ritmo, pensieri annullati, mi immagino le gambe trasformarsi in pistoni, bielle e manovelle, una forza bruta scaricata sulle ruote e sull'asfalto, respiro a tempo, il tizio è lì, a una decina di metri... la salita è dura, salgo a 11/13 all'ora e lo prendo... Mi affianco e lo saluto, adeguando la mia velocità alla sua. Sale a 6/7, troppo piano, faticosissimo, mi permetto di chiedere come fa a stare in equilibrio... mi risponde di essere negato in salita, di essere stanco e mi invita a proseguire per la mia strada... ci salutiamo, calco sulle pedivelle e mi stacco, par fa al bulu metto un rapporto più lungo, sapendo comunque di non riuscire a portarlo ma vado, pedalo... Arranco, sono stanco, solo fossi un pelo più allenato, se avessi una decina di chili in meno... mi obbligo a un traguardo ogni 100/200 metri, a volte mi dimentico di averlo passato, non mi fermo, vado, pedalo, via. Il Passo è lì, davanti a me con i suoi cartelli stradali: Ruino, Zavattarello, Diga Valtidone... mi fermo, scendo dalla bici e riprendo fiato. Non un'anima viva anche qui. Ora si ritorna. Controllo la bicicletta, i freni e le ruote, salgo, tlak, tlak, blocco le scarpe sui pedali, rapporto alto, molto alto e giù in picchiata 35-39-42 e via via, pedalo come un matto 70! Mollo e mi attacco ai freni, ripromettendomi un "mai più" a queste velocità, scendo e salgo, con marcata tendenza a scendere e giù, giù.. Crocetta: divagazione verso Castana con un scendi-sali mica male... il bello di andare in giro da soli è che puoi tenere la velocità che vuoi... è triste però non avere un amico con cui chiacchierare o a cui chiedere conforto nei tratti impegnativi... Il resto del giro è normale routine, un ultima "tirata" sul fondo Versa e poi ecco lì la mia macchia ad aspettarmi... Mi fermo e riassumo il computerino... 60,30 chilometri ad una media di 22,7km/h, mica male! Constatando anche che poi  a casa ho calcolato il dislivello totale, superiore ai mille metri...
Che dire altro? Nulla, soddisfazione e basta.

Lele

domenica 24 marzo 2013

Treno!

Domenica mattina, primavera, piove a dirotto.
La Betta è a Pavia oramai da un'ora al corso di filatura naturale (o qualcosa del genere!), siamo nel lettone a fare "la lotta" e devo dire che Riccardo si impegna al massimo per cercare di demolire Viola e me stesso... "E' ora! via che andiamo a Milano con il treno!" "Siiiiiii" o meglio "Tiiiiiiii" mi fanno eco i due cuccioli... Una breve riassettata, una colazione frugale (eccitazione dei due è al massimo!) e siamo già in auto verso la Stazione Fs di Pavia...
Strano vedere la città senza un'auto... sono oramai le otto e tre quarti e dalla periferia, attraversando tutta la città  ho incontrato nessuno... fosse così domattina!
Entriamo in biglietteria, Viola e Riccardo seguono buoni, ipnotizzati da quello che personalmente mi suona come "rumore di freno, binari infiniti, addii, naja, odore di cesso e di sudore", mi sovviene di una volta in cui i miei genitori fecero fare "un giro in treno" a Gigi e a me... quella volta andammo a Voghera, era una bellissima e ventosa mattina di aprile e mi ricordo dei petali delle piante in fiore davanti alla stazione Oltrepadana che volavano nella brezza... Oggi piove, siamo in sala d'attesa, i bimbi buoni sono incollati alla finestra e guardano manovrare una vecchia D445 diesel sul binario quattro... Avranno avuto la mia stessa impressione credo... occhi sgranati puntati sui tubi di scappamento dove un nero fumo dava dimostrazione dell'abnorme potenza sviluppata dal motore, un  Fiat da quasi centomila di cilindrata... rumore cupo, rumore che dà sicurezza e senso di invulnerabilità... "Ah! potessi guidare io un mostro così!" ho pensato ancora oggi come oltre trent'anni fa...
Il treno arriva e siamo in banchina trepidanti... si sale ordinati e, con Viola in braccio e Riccardo che segue attaccato ad una tasca, troviamo posto vicino ad una ragazza sorridente e ad una specie di Bruce Willis... Riccardo si siede composto e mi tempesta di domande alle quali rispondo a tono appagando subito la curiosità, Viola ha subito socializzato con la ragazza ed è riuscita a strappare un mezzo sorriso a Bruce, fregandosene, e ci mancherebbe, del fatto che tutti se ne stiano ben composti e in silenzio.
Galbani, Stabilimento di Certosa... e il treno sfreccia nella pioggia, Locate, Rogoredo, Lambrate... rallenta, rallenta, un Freccia Rossa ci passa a fianco  facendoci "ballare", Riccardo esce dal "trance mistico", Viola mi cerca la mano...
Scendiamo, abbiamo un'ora abbondante per "guardare i treni" e gli annessi... "Acqua" mi dice Viola e via, in cerca di una bottiglietta e già penso di localizzare una toilette per la successiva e immediata pipì...
Attraversiamo tutta la stazione arriviamo ai bagni -CHIUSO PER LAVORI- Papàa, pipì. Prendo in braccio la piccola ed andiamo agli altri servizi, giù per scale mobili, tappeti scorrevoli, corridoi... Ecco i servizi, coda e 1 euro per fare pipì... mi frugo in tasca, ho ben sei euro in monete più piccole ma nulla di "intero"... chiedo a destra e a sinistra, nessuno che voglia cambiare... brutta gente questi "malanesi"... qualche anno fa non si sarebbe pagato e se anche lo si fosse, il cinquecento lire qualcuno te lo avrebbe regalato... Mah!.
Usciamo, piove a dirotto, una trentina di ambulanti mi chiedono quasi contemporaneamente se voglio acquistare un ombrello, io ringrazio e proseguo, Viola deve fare pipì, è senza pannolino da poco e non conosco bene la sua autonomia... Mc Donald! Entriamo, ordino due succhi di frutta e chiedo dove sia il bagno... "E' chiuso adesso" mi sorride la commessa... mi crolla il mondo addosso "Però può usare quello dei disabili"... sono già in dirittura mentre una signora mi passa davanti, entra e mi chiude la porta praticamente in faccia... Inizio a sudare, i bimbi si tengono le mani all'inguine, fra poco se non si sbriga sradico la porta e la caccio a pedate... "Papàa pipìi" e Riccardo fa eco "Anch'io pipì".
Passano quasi dieci minuti, busso. "Un attimo!" mi arriva l'eco dall'interno con un briciolo di mal celata stizza... "Un attimo una Madonna! E' mezz'ora che sta dentro, i bambini se la fanno addosso! E mi è passata davanti, dai!" La" signora" esce portandosi un olezzo simile ad una porcilaia, giustificandosi che il bagno è sporco... entro, spoglio Viola e senza farle toccare la ceramica la stimolo "Pipì, dai, fai la pipì, psssssssssssssss" nulla. Nulla cavolo! Riprovo senza alcun  risultato...E sto cesso è di uno sporco che mi viene lo schifo solo a poggiarvi i piedi... Sto per rivestire Viola, sono tutto sudato, grondo sudore nel vero senso della parola... "Pipì" mi ripete la bimba, al che, quasi nervoso la poso sul lavabo e "Falla!"... mi sorride, e fa pipì con grande sollivo suo e mio... Riccardo si è sbottonato i pantaloni e con innocenza si avvicina al vaso... Macchie di piscio, peli, sporco... "No Richi! Falla qui!" e gli indico una piletta raccogli acqua nel centro del pavimento... Usciamo, beviamo i nostri succhi di frutta e in fila indiana raggiungiamo l'esterno nella pioggia purificatrice... Abbiamo il tempo di guardare i treni ora, il Freccia Rossa, a "punta" come descrive Riccardo (il macchinista acconsente di farlo entrare  in zona comandi!), il Freccia Bianca, il più bello secondo lui perchè è anche verde, un vecchio "Caimano" solitario e poi le ruspe su rotaia e mille altri strani macchinari. Viola saltella sulle piastrelle colorate, saluta tutti i treni in partenza... mi rilasso guardandoli e mi accendo un ottimo mezzo Toscano, standomene ben confinato vicino ad un portacenere...
Sono oramai le undici, il nostro treno sta per partire, cerchiamo la nostra carrozza, il nostro posto e su, dieci minuti di attesa, però comodamente seduti e al caldo...
Lo scompartimento si riempie, i bimbi se ne stanno buoni buoni seduti, Viola mi viene in braccio e si addormenta, Riccardo resiste guardando i preparativi per la partenza di un Intercity per Venezia, una coppia si bacia sulla banchina, lei piange, lui l' abbraccia ancora più stretta...
Il treno si muove, corre fra le case della Milano "Dopoguerra", poi la periferia, gli orti urbani e la campagna verde sotto alla pioggia marzolina... Il treno macina strada, passa leggero sugli scambi di stazioni che sembrano abbandonate... i passaggi a livello sono chiusi e code di auto impazienti stanno ferme in attesa.
La nostra meta è lì ad una manciata di chilometri, vedo oramai strade conosciute, paesi in cui sono stato, il cielo si fa meno grigio, l'aria si fa familiare, "aria di casa" penso e sveglio i bimbi. "Siamo arrivati", Riccardo si stiracchia e mi sorride, Viola è già in piedi e "tira" verso l'uscita. "Pavia, Stazione di Pavia".

Lele

lunedì 18 febbraio 2013

18/02/1974 - Auguri Fabrizio!

... come faccio? Come inizio? Come si fa ad a buttar giù quattro righe sintetizzando con qualche frase ciò che è stato costruito genuinamente con decenni di frequentazione, condivisione di momenti, confronto?
Eppure sono qui, con la voglia di scrivere Tutto. Il Tutto realmente con la T maiuscola, il Tutto che è la mia vita, ciò che con Fabrizio ho vissuto...
Tutto esula da ciò che è tangibile, sarà la distanza che per troppi anni ci ha diviso, saranno state le donne... maledette! (lo dico con un sorriso ed una carezza sulle candide gote della Betta...), saranno stati sentimenti di amicizia pura e distillata in mille frasi mai dette... Di tangibile c'è comunque la presenza, anche se a volte lontani... La presenza nei momenti di gioia estrema, come la si volesse donare o nella tristezza, quasi si volesse un sostegno... ci sei sempre caro Fabrizio, amico mio... ci sei sempre e sempre ci sarai e voglio immaginarti mentre camminiamo su per un sentiero con le fedeli Canon a tracolla o mentre pedaliamo a fresco della nostra Valle o semplicemente, ma semplice non è perchè è questa la vera essenza della vita, è questo il succo di tutto quello per cui viviamo, mentre solleviamo un bicchiere, davanti all'osteria per i tuoi auguri di Buon Compleanno. Auguri Amico.
Con affetto e incorruttibile amicizia
Lele
Fabry pensioroso a Villanoce, parecchi anni fa...

lunedì 11 febbraio 2013

La fine del Mondo

Lo sapevo. Sapevo che sarebbe arrivata ed eccomi comunque qui impreparato... L'hanno detto alla televisione, ne parlavano alla radio, l'ho letto su internet... Nulla, ho fatto nulla e mi sento in colpa.
Nevica. Nevica da qualche ora, fortissimo. Forse abbiamo raggiunto un centimetro di accumulo e già sento le grida di aiuto del mondo intrappolato. Maledetto meteo. Siamo a febbraio, dovrebbero esserci almeno trenta gradi ed invece nevica. Maledetto 45°parallelo nord.
 Moriremo, ne sono sicuro, entro stasera probabilmente avremo cinque centimetri di neve e domattina non potrò salvare il mondo. Nevica. Non smette, moriremo congelati in questa terribile nuova Wurmiana glaciazione... +0.3°C... Nevica.
Ho fatto testamento, scorte alimentari, per l'ennesima volta ho adulato il mio capo, mi sono messo in pace con il mondo, ho montato quattro gomme da neve più la ruota di scorta, quattro catene e sono seriamente preoccupato perchè sulla ruota di scorta catene non ne ho, maledetto gommista ha i set da quattro catene, non da cinque... morirò. Nevica.
La strada è bianca, oramai i centimetri sono due, prima è passato uno a piedi, barcollava che a momenti stramazzava al suolo, che Dio abbia di lui pietà... morirà.
Nevica, ed è l'11 febbraio... Non posso salvare il mondo, non posso andare a lavorare, non posso andare al bar a giocare a scopa, non posso andare a mignotte, non posso fare! L'erba del mio giardino ha freddo, l'abete ha freddo, i passeri hanno freddo... neve meledetta! Nevica ed è una cosa terribile!!!!
Speriamo smetta!!!  Che piova, che venga il sole, che arrivi l'estate, ma presto, presto! Altrimenti, lunedì prossimo come farò ad avere la faccia da culo di dire:" Cazzo, è già lunedì?".

Oggi nevica, in Pianura è ricomparsa la Dama Bianca. una sparuta spruzzata che entro stasera ci avrà regalato un po' di inverno, un briciolo di "Natale" anche se con quasi due mesi di ritardo... Queste quattro righe sono dedicate a tutte le persone che addossano alla neve  i loro problemi, a tutti quanti  non sanno più emozionarsi, che devono essere polemici sempre o comunque, che vedono in un elemento atmosferico quanto mai raro il male estremo, ciò che sarà frutto di autentiche catastrofi...
Un giorno il mondo farà a meno di voi, e lo farà senza battere ciglio, che nevichi, piova, ci sia il sole o un terribile temporale...
Personalmente guardo la neve come mio figlio, la immagino pupazzi di neve,  foreste di cristallo, cieli azzurri ed aria frizzante... sbaglierò, dovrei forse scendere dalle nuvole e riprendere a vivere il presente in modo meno fantasioso... oggi nevica, si impicchi l'ufficio, si impicchi il lavoro... un'altro legno sul camino, uno sguardo fuori... pace.
Lele

martedì 29 gennaio 2013

 Tramonto

...e così, nei momenti di scoramento più totale guardavo il giorno morire e seguendo nei suoi colori lontane scie di pensieri volanti, avrei voluto aggrapparmicisi per annullare l'angoscia che mi tormentava...

Lele

lunedì 14 gennaio 2013

L'impresa

... tempo di ciclismo, di biciclette, di sport. Tempo di tappe memorabili, di RaiSport, di Pantani, della sua pelata lucida, delle smorfie di Coppi, della Borraccia con la "B" maiuscola di Bartali, delle camere d'aria a tracolla di Binda, di Moser e delle sue ruote lenticolari e del mai contento Fignon... povero Laurent, è vero, i migliori se ne vanno via sempre prima... Questo breve racconto non parla di campioni, di televisione, di "dopo tappa"... Parla del sudore vero, di quello che spremiamo noi "mortali" , parla di ruote d'acciaio, di biciclette pesanti, di una borraccia piena di cedrata e di kinder cereali infilati in tasca...

Estate, caldo, sudore e sole, asfalto quasi bianco, rovente di pomeriggi senz'aria, cicale e grilli a rompere l'opprimente silenzio della Pianura.
 Mattino e siamo già "infornati" anche se nella notte un briciolo di vento ha spazzato quell'afa tremenda che caratterizza anche il nostro umore. Caldo.
Chissà dov'è arrivato. Qualche ora fa Gigi è partito per Vicosoprano, senza bagaglio dopo una frugale colazione. E' sparito nelle turbolenze della strada calda; un timido saluto, un cappellino in testa.
 Gigi è partito in bicicletta. Pazzia. Non so se è stata una pazzia, mio padre e mia madre non hanno battuto ciglio. Apprensione, guardo dalla finestra del bagno ed abbraccio una bella fetta di Appennino, aguzzo lo sguardo, mi sembra quasi di vederlo pedalare rasente la riga bianca... Sogno.
La mattina è trascorsa, è partito da quattro ore. Chissà dov'è? Chisà cal fiö là! dice mia madre a mio padre mentre oramai si stà chiudendo il cancello e la partenza è imminente... Partiamo."Papà, vai forte che lo prendiamo" è il mio ritornello e lui, occhiali da sole e sigaretta doma la Tipo con pacatezza, quasi con voluta lentezza, quasi a voler ritardare...  I paesi volano, ci lasciamo alle spalle mezza Valtrebbia, iniziano le salite, le gallerie... un gruppo di ciclisti... al gh'è no lü e via, Bobbio, la Valtrebbia "vera" e poi Marsaglia... Qui si fa dura, basta un po' di gas e il quattro cilindri Fiat scivola su per Salsominore... curva... mi par di vederlo là sulla salita dopo Ruffinati... non è lui. Già me lo immaginavo seduto sul guard-rail, la bici malamente poggiata, una smorfia di dolore... no, è passato di qui senza lasciare traccia... Continuiamo. La salita si fa sentire, si arrampica... come avrà fatto? Un falso piano, la diga di Boschi... bella salita ora... la galleria... e giù, una picchiata per riprendere un po' fiato e dar modo alle gambe di "mollare" un po'. Confine. Fine Emilia Romagna - Inizio Liguria. L'asfalto è ben più ruvido, la salita è insidiosa eppure... curva, rettilineo, salita, curva... Il ponte sull'Aveto. Mancano sei chilometri a Vicosoprano, sei chilometri con poco meno di cinquecento metri di dislivello... Ho il cuore in gola al solo pensiero di pedalare su questa strada, di sfidare questa salita tremenda eppure qualcuno l'ha fatta poco fa... Mio padre guida spedito, quasi pensieroso, anch'egli con la mente a Gigi, a suo figlio ciclista che ha sfidato strada, chilometri e salite interminabili... Vicosoprano. Abbandoniamo l'auto malamente ai piedi dello "scalone" di Pravilla, saliamo in casa, è aperta... un tuffo al cuore...è arrivato allora! Entriamo, la bici sfinita poggiata all' ingresso, briciole di uno spuntino sul tavolo, Gigi dorme sul divano, sereno. Sorrido. Mi sovviene una visione di lui che arranca in salita, che pedala leggero e solca la Valle immota nel sole dell'estate, sento il sibilo del battistrada caldo sull'asfalto e l'ansare a tempo con la cadenza dei pedali... Mi sveglio, sento l'odore della maglietta ancora bagnata di sudore e del grasso con cui la sera prima ha lubrificato la catena e il pignone... "odore di sport" mi dico orgoglioso e senz'altro ritorno leggero all'auto a dare una mano a scaricare...

Si, saranno passati vent'anni da quell'impresa memorabile. Gigi ha sfidato la "strada per Vico" senza un briciolo di allenamento ed è arrivato in poco meno di sei ore. Centotrenta chilometri.
Quanto tempo è passato eppure mi ricordo la sera prima della partenza, la tensione, la mia apprensione... avevo paura che non ci riuscisse...
Oggi pedalo anch'io, mi sono rimesso d'impegno dopo anni di ozio e per questi giorni freddi e nebbiosi mi sono comprato dei "rulli" da camera per allenarmi comunque in casa con la mia bicicletta... Chissà se un giorno riuscirò anch'io a partire per Vicosoprano dimenticando a casa l'automobile?
ripropongo questa foto della mia attuale compagna di pedalate, al tempo usata da Gigi nell'"impresa"

giovedì 10 gennaio 2013

Tramonto sul Ragola

... proprio l'ultima luce
 un ultimo sole arrossa la neve,
 rende timido colore a ciò che sarà monòcromo
 a ciò che vivrà solo della fredda luce delle stelle...
Salirà il vento a disperdere nebbie,
a muovere rami nudi
a rendere meno cruda l'attesa di un nuovo giorno...

Lele

Dedicata all'amico Silvano "L'Asconese" Romairone, ispiratore di questo blog, saggia voce "fuori dal coro", grande fotografo , uomo giusto.

mercoledì 2 gennaio 2013

Buon Anno


Buon anno a chi? A me? Sicuro? Buon anno trascorso? A cui ripenso e del quale ancora oggi non ho capito alcuni aspetti o buon anno che verrà con tutte le sue incognite? Mi sento Edward Norton ne La 25^ ora, ne sorrido
Auguri? A me? Si, ne ho bisogno, ne ho bisogno tanti e che non restino solo a parole o nei messaggi che ho conservato nel cellulare... auguri. Sorrisi, strette di mano, un ultimo brindisi, un ultimo bicchiere di pinot poi ognun per sè, chi davanti ad una cena luculliana, chi con gli amici, chi con la speranza di poter   sfogare voglie mai soddisfatte, chi nel casino, chi come me, insieme a mia moglie,   davanti al camino con un buon bicchiere, la pipa con un ottimo tabacco e la piacevole chiacchiera. Sottofondo di musica classica appena percettibile, archi e percussioni si alternano a gentili ottoni e ad un pianoforte veramente magistrale... Rilassamento, un sorriso, una boccata dalla Stanwell ancora in "rodaggio"... Fuori la fredda notte, il frastuono del nefando divertimento,   vere e proprie detonazioni e lampi frutto di arte pirotecnica fatti brillare in un cielo nero senza stelle... 
Le lancette coincidono, me ne accorgo per l'aumentare del rombo...,  "Auguri amore", "Auguri, nini".
 Il telefono mi vibra fra le dita per l'ennesima volta...
Auguri, sembra di essere al fronte, sembra di essere sotto ad un bombardamento... la crisi??? Credo che i "fuochi" siano gratis... non penso ci sia qualcuno tanto prodigo per poter schierare una simile batteria di sparo senza dover chiedere un prestito... la crisi, già... E' passata la mezzanotte da qualche minuto, Elisabetta è andata a letto, mi soffermo davanti alle braci e ne assaporo il tepore... la crisi è comunque palpabile, esco in giardino, non si spara più, la battaglia di Stalingrado è terminata, i botti sono finiti, i soldi pure, qualcuno si saluta, portiere di auto si chiudono... Rientro, chiudo la porta a mia volta... Auguri. Ancora? Ho perso troppe persone, davvero, ho vissuto troppe cose negative nei vari dicembre della mia vita, ho visto troppo nero e troppo fondo alla fine di alcuni anni ormai lontani... non ho più voglia di festeggiare, di ridere spensierato, di ubriacarmi genuinamente, di vedere l'alba dell' anno nuovo, di dare una pacca sulle spalle all'anno passato, di congedarmi da esso con un sorriso... Mi tolgo le scarpe, entro cauto nella stanza dei bimbi, dormono tranquilli... Entro in camera da letto, Elisabetta dorme serena, le labbra socchiuse, l'accarezzo e le do un bacio... Buio, mi sdraio vestito sulle coperte, guardo il soffitto appena rischiarato dalla Luna sorta, ripenso a tante cose, ripenso ad un Capodanno di trent'anni fa, a casa di parenti, ad un Capodanno a Vicosoprano, a un veglione a Rocca d'Aveto... Ripenso a quanto passato, sento auguri lontani, ai quali al tempo non ho dato peso e che oggi mi servirebbero davvero, sento strette di mano, credo di essermi addormentato ma continuo a rivivere la mia vita, modificandone alcuni aspetti per renderla meno dura anche se già vissuta, ne limo gli spigoli più appuntiti, ne levigo le schegge più penetranti, la rendo ovattata e anecoica, come realmente la vorrei... con Elisabetta, con Viola e Riccardo, con gli amici, con Fabrizio, Silvano, Alessandro, Matteo, Andrea, con tutti gli altri, con mio padre e mia madre che si raccomandano di andare piano in macchina e con Gigi che mi chiede se andiamo a bere una birra al pub... Un rumore, un boato sordo mi fa tremare... la casa ha vibrato, qualche allarme suona... qualcuno ha trovato un ordigno inesploso e lo ha fatto detonare... Risveglio, fuori stà rischiarando, sono  ritornato alla realtà, triste... E' vero, i sogni svaniscono all'alba, anche se è il Primo dell'Anno.
Buon Anno a tutti, di cuore.
Lele