giovedì 13 dicembre 2012

13 dicembre, Santa Lucia.

Il giorno di Santa Lucia, quasi trent'anni fa.
...erano giorni che Gigi ed io stavamo a rimirare i regali che Gesù Bambino inavveritamente aveva depositato in anticipo sotto l'albero... una pista delle macchinine Polistyl e un piccolo plastico con un treno elettrico Lima stavano oziosi in un angolo del soggiorno, illuminati da crepitanti lucine natalizie, in attesa di essere demoliti da noi due furie scatenate...
 Era freddo, molto, una neve sottile e ghiacciata aveva già dalla notte imbiancato la Pianura ed aveva vetrificato gli alberi, nessuno in giro, ogni tanto un trattore ferragliava sulla strada con la lama per la "calà", ogni tanto un'auto cautamente avanzava a passo d'uomo.
Mio padre era a casa dal lavoro, mia madre spremeva ore di straordinari in una biblioteca di Pavia, i lavori per la casa nuova erano iniziati e assorbivano gran parte delle risorse della famiglia... Mancava nulla ma si era "al risparmio"... tutto era centellinato e le spese da affrontare erano attentamente vagliate dai miei genitori.
La via era bianca, un uomo piegato contro le raffiche del vento avanzava scomposto... un impermeabile, un cappellaccio, una cassetta da venditore ambulante a tracolla; alto, macilento, i baffi bianchi di gelo, merce povera, calze di spugna, fazzoletti di carta, aghi e fili: uno spaventapasseri in balìa degli elementi... Camminava  e si avvicinava  alle palazzine ove al momento abitavamo, provò ad alcuni citofoni, nessuna risposta, desistette... "guarda papà... c'è uno che vende... ma è un matto sicuro!" risi.  Mio padre non si scompose, accese una sigaretta, si calcò in testa il colbacco  e si avviò verso la porta... Ci precipitammo alla finestra. Nella neve confabularono, il giovane scuoteva il capo, mio padre continuò a parlare, allargò le braccia e con un gesto amichevole indicò la strada per casa nostra..."ma cun stò freg"... sentii dire a mio padre... Entrarono, le scarpe, le spalle, il cappello pieni di neve... "eh, ostia, non ho proprio venduto niente oggi!" disse il giovinastro mentre già il colorito stava tornando ed un sorriso stentato illuminava il suo sguardo... Mio padre aprì il cassetto della scrivania, trasse il portafoglio e dal portafoglio l'unica banconota presente, un cinquemila lire... un cinquemila lire di "Antonello da Messina", marrone, sgualcito... No, No, non ho il resto, ma figuriamoci capo... cinc mila franc? no!  Dai, dammi i fazzoletti di carta, il "frescolino" (deodorante per ambiente, n.d.L.) e quelle calze lì... Ma non ho il resto, rispose implorante lo spaventapasseri... "Ciapa e va" disse mio padre con già in mano i poveri oggetti acquistati porgendo la banconota... "Non so cosa dire..." disse incredulo...  "Ghet da di nient",disse mio padre " Grazie, grazie" rispose commosso il venditore cercando la porta...  Uscì sorridendomi ed ancora oggi mi ricordo i suoi occhi lucidi e l' impermeabile bagnato fradicio...
Rincasò a sera mia madre, una giornata di lavoro, un viaggio interminabile nella neve...uno sguardo alla scrivania... "Pietro, cos'hai comprato!, lo sai, non è il caso di spend..."- "Angela!"- interruppe dolcemente mio padre, "ne aveva meno di noi"...  Ora che anche la mamma era rincasata l'atmosfera si faceva rilassata, il tepore domestico contrastava il vento e la neve là fuori, Astro del Ciel suonava da un 33 giri sullo stereo..."è Natale poi" continuò guardando noi due bambini... Mia madre scrollò il capo sorridendo, mi padre accese l'ennesima sigaretta, ed io mi immaginai quell'uomo a casa, finalmente davanti al fuoco, con i suoi bimbi in attesa dell'arrivo di Gesù Bambino...
 Lele

Mi sono ricordato di questo fatto l'anno scorso nel periodo natalizio, l'ho pubblicato su Facebook come "Racconto di Natale 2011", lo ripropongo oggi, 13 dicembre, Santa Lucia.



2 commenti:

  1. grazie Silvano. Mi sembra ieri invece ero un bambinetto... alcuni gesti rimangono nella mente a vita.
    Grazie ancora, un abbraccio.

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