domenica 25 novembre 2012

L'ultimo pezzo di legno... 

Tempo fa scrissi e trasformai in video un breve racconto sull' "ultima sera" a Vicosoprano prima di una partenza, cosa ho provato, cosa provo... Oggi ho lasciato Vico per l'ennesima volta dopo un weekend in compagnia di mio figlio Riccardo, cosa ho provato l'ho sperimentato nuovamente ma in casa, cosa accade dopo che l'ultima mandata della porta ha finito di echeggiare nell' ingresso?

Ecco fatto, l'ultimo pezzo di legno è stato sistemato davanti alla porta, una piccola protezione se nevica copiosamente, l'ho sempre fatto è una specie di rito, non so...
Nella stufa erano rimaste alcune braci, ho spostato le sedie e i cuscini per precauzione, di incendi ne ho fin sopra i pochi capelli rimastimi... Non mi preoccupo, il gas è chiuso e ho disarmato il contatore Enel... la porta è chiusa e barcollo giù per lo scalone con una scatola sotto ad un braccio e Riccardo che mi saltella davanti... ecco l'auto. In casa è buio, la stufa continua ad irradiare il poco calore che lo consentono due giorni di fuoco, il rubinetto, stante che ho chiuso il "generale" gocciola nel lavabo., rimane l'ultimo lontano odore del tabacco che ho bruciato nel portacenere.
Come da "pronostico" non sono ancora ad Alpepiana e Riccardo dorme già, guido piano, cerco qualcosa di fotografabile ma piove e c'è scarsa visibilità, l'idea di bagnare la Canon e gli obiettivi mi fa proseguire... Passo il ponte sull'Aveto, in casa, la mosca che ci ha "tenuto compagnia" in questo fine settimana si gusta qualche chicco di zucchero rimasto  sul tavolo, il rubinetto gocciola ancora, sempre più di rado... nella stufa le ceneri  hanno il sopravvento sulle braci, ancora un piccolo barlume dalle feritoie della serranda, la temperatura inizia a scendere...
Guido, non piove. Mi concedo una sosta alla diga ed armo la Canon con il 300mm... voglio leggere l'idrometro, non mi riesce, l'asta è sporca di fanghiglia, mi scappa una foto al campanile di Castagnola e ad un falchetto in volo fra le nubi basse... Riccardo dorme con le gambe accavallate, una posa impossibile ma lui stesso all'andata mi ha spiegato che con le "gambe lunghe" è scomodo... beata innocenza! La mosca ronza verso i vetri, verso la minima luce che filtra dalle imposte e toc!, il vetro è lì, amorfo e inesorabile. La pioggia ticchetta sulla nuova copertura, una folata di vento filtra dalla finestrella della camera da letto, producendo l'attenti di un ragno dalle lunghe zampe... La stufa è appena appena tiepida, c'è fresco oramai. Il frigorifero, spento e con le ante aperte si "riscalda" con il residuo calore dell'ambiente, il ghiaccio si stacca con rumore vitreo dalle pareti del congelatore. 
Guido, la strada del ritorno è sempre lunga, una radio locale mi passa con garbo una canzone dei Creedence Clearwater Revival, mi sovviene il Big Lebowsky, citato da Fabrizio la sera prima a cena con me e Riccardo a Cabanne... Preistoria oramai. 
Riccardo si stiracchia, siamo in galleria a Perino... "Lunga" mi dice richiudendo gli occhietti, lo accarezzo e metto la freccia per sorpassare una fumosa Opel Kadett... La turbina urla la sua rabbia, "tiro" un poco approfittando del rettilineo e in pochi istanti il sorpassato è un puntino nell'orizzonte del retrovisore...
La Multipla scivola leggera, cavalca  ponti, rasenta guard-rail, solca pozzanghere... A Vicosoprano c'è buio, in casa è notte... la mosca terrorizzata e quasi rassegnata si schianta per l'ennesima volta contro il vetro rimanendo intontita a zampe insù sul pavimento... ronza debolmente sfinita... La stufa è fredda, il rubinetto ha finito di gocciolare e il lavabo inizia ad asciugare, così come sono oramai asciutti i piatti e le tazze della colazione e i bicchieri lavati qualche ora prima. L'orologio a parete, al quale ho dimenticato di togliere le batterie continua a diffondere i sui tic-tac per la stanza... quanto durerà, quanti migliaia di secondi, di tic-tac andrà avanti prima che tutto si riduca al silenzio?
Sono a casa, sto scaricando l'auto, il camino fuma sul tetto, anche qui scappa qualche goccia, c'è vita in casa, i cani si avvicinano circospetti a salutarmi... Mi passa per la mente la casetta a Vicosoprano. 
La mosca è morta, il suo corpicino è sul pavimento, accanto ad un camioncino e ad una macchinina della polizia dimenticati da Riccardo, una scena da incidente stradale. Il freddo si è impadronito delle stanze e un po' di umido inizia a regalare quell'odore tipico delle case rimaste serrate per molto tempo. La polvere non ha mai smesso di coprire tutto ciò che ho di caro e che è rimasto lì ad aspettarmi, silenzio malinconico... tic-tac, tic-tac, tic-tac, tic-tac...

Arrivederci.

Lele

lunedì 19 novembre 2012

Compagni di Viaggio
...Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai.
Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai.
Lei disse misteriosamente "Sarà sempre tardi per me quando ritornerai".
E lui buttò un soldino nel mare, lei lo guardò galleggiare, si dissero "Ciao!"
per le scale e la luce dell'alba da fuori sembrò evaporare... (F.De Gregori).



Autunno, domenica mattina, fresco e coperto, ideale.
E' tempo che abbiamo organizzato un'uscita ciclistica, che abbiamo parlato di salite e colli, oggi Fabrizio mi ha raggiunto a Torre d'Arese ed oggi, finalmente, partiamo per una passeggiata sui Colli Banini. Qualche pedalata tranquilla, per abbandonarci inermi  allo sfogo della fatica ed annullare i pensieri...
Siamo partiti, l'aria è frizzante, l'olio canforato sulle ginocchia scoperte dà una sensazione piacevole, la brezza ci accarezza...  Si pedala, qualche parola, qualche battuta e l'asfalto scorre, la strada si confonde nella foschia, la foschia si confonde nelle nuvole e nell'orizzonte, le distanze si accorciano e diventano nulle...
Avanziamo guardinghi, scruto il modo di pedalare di Fabrizio e ne conto le battute al minuto...  mi perdo  alcune volte e  mi concentro sulla mia  pedalata... Sono troppo veloce, dovrei alzare di un rapporto per essere nella giusta media...  non faccio però  fatica e proseguo così... Le ruote scorrono strada, leggere e silenziose... solo il ronzìo della catena che scorre sulla corona e sul pignone... Pace, la mente completamente sgombra, un airone cinerino ci ignora dalla ripa di una roggia...
Non c'è agonismo nè malizia, anzi, ci si premura per stare  davanti a "tirare", a fendere l'aria per agevolare il compagno... Passiamo Magherno, e poi Villanterio, Gerenzago, Inverno, Monteleone, Terme di Miradolo... "Fabri, ci siamo, fra poco attaccheremo la Peloia", una bella salita per la vetta dei Colli... Giù due rapporti, giù tre, la salita si sente, eccome, arranco fingendo benessere, Fabrizio mi passa con uno slancio, in piedi sui pedali, io mollo e mi fermo ansante... Mi imita mosso a pietà e prendiamo fiato... La "tirata" fatta qualche chilometro prima (per "stare dietro" ad un gruppone di colleghi ben più allenati) ci ha un po' sfiancati: troppo tempo senza moto,  dovremmo andare più adagio... Riprendiamo a pedalare in salita, arranchiamo o meglio, arranco con i muscoli che "urlano" ma non mi fermo, sudo, un rivolo mi acceca un occhio... Mi sovvengono aperitivi e bevute fra amici, penso al cibo e ai chiletti che ho di troppo, un grosso topo mi attraversa la strada, lo confondo con un pollo arrosto e maledico i baccanali... Un falso piano, ci sono quasi e poi potrò tirare fiato...  eccomi al Nettare dei Santi... Mi fermo, sbanfo come una locomotiva e mi asciugo la fronte... La bicicletta muta aspetta il guerriero stanco. Guardo la picchiata che ci separa da San Colombano al Lambro, riparto e metto un rapporto alto, il Muntagnòn come dicono i vecchi leoni qui... La discesa è bella, quasi rettilinea, mi butto a spron battuto; il ciclocomputer parla chiaro: 45, 48, 51, 55, 57, 61, 65, 67... mi attacco ai freni che sibilano e che mi riportano in breve a velocità più prudenti...
San Colombano, ci concedimo una buona bevuta e quattro chiacchiere oltre che a cinque minuti di riposo... la Colata è lì che ci aspetta... E' una salita progressiva, parte abbastanza dolce, diventa impegnativa e poi molto dura, con una pendenza vicina al quindici percento... "Mantieniti sotto agli undici all'ora..." mi ammonisce Fabri.. certo, anche sotto ai dieci, ai nove... Sorrido ad un gatto a bordo strada... Pedalo, pedalo e so di non potercela fare, la strada si impenna davanti a me, i muscoli si tendono e mi sento le gambe dure come cemento armato, ho speso tutto quello che ho... Mollo.
 Cammino al fianco della mia fida due ruote, respiro, e mi godo i vigneti ormai spogli con i mille colori dell'Autunno... Fabrizio, che al posto delle gambe deve avere un motore sei cilindri, è in cima e mi aspetta scrutando anch'egli il panorama dalla "vetta"...
Belfuggito... è una cascina che si incontra scendendo verso Camporinaldo e che dà il nome ad un tratto di strada (che noi prendiamo in discesa) che presenta una pendenza con un picco massimo a quasi il venti percento... mi abbandono all' asfalto senza  pedalare... è davvero "in piedi" questa strada... supero i settanta all'ora solo con l'inerzia dei miei novanta chili, mi lacrimano gli occhi al vento gelido, la maglietta è una bandiera in balìa degli elementi... Fabrizio mi raggiunge entusiasta, siamo di nuovo in pianura. Decidiamo di "prenderla bassa", di pedalare senza sforzi o altro... il vento contro ci convince ulteriormente sulla scelta fatta... Pedaliamo, saremo a casa fra una trentina di minuti, ci concediamo a Inverno un bicchiere di un vino bianco cancerogeno, gasato con un retrogusto ributtante ma ne ridiamo senza pensieri...
La strada è piana, basta un filo di forza per muovere i pedali...In questa àtona domenica di novembre il traffico è quasi nullo, i corvi gracchiano sulla terra bruna...
Siamo a casa, mia figlia Viola ci saluta scalza dalla porta d'ingresso, mia moglie è intenta a contare i pugni di riso, Fabrizio è già in doccia... Attizzo il fuoco nel caminetto e vi butto una bella brazzà di legna piccola, subito avvolta da una fiamma allegra...
Siamo a tavola, risotto con salsiccia e zafferano, Elisabetta è davvero una strega a fare i risotti, è ottimo e ci concediamo un bel bis, gallina lessata con verdure, mostarda e senape, una bottiglia di Amarone della Valpolicella del 2008, eccellente e poi, una buona dose di relax, sorseggiando un nocino casalingo davanti al caminetto che crepita e manda un bel tepore dal vago sentore natalizio...
Questa è stata la mia prima uscita ciclistica con Fabrizio..., qualcosa in più di quaranta chilometri fra un po' di foschia, vigneti, il fresco e i suoni ovattati dell'Autunno... Sapevo fosse un appassionato di ciclismo e sapevo che avrebbe apprezzato l'itinerario che ho suggerito... E' stata una bellissima domenica, abbiamo parlato molto, ci siamo confrontati, ho scoperto altre sfaccettature del mio grande amico  e ne ho apprezzato per l'ennesima volta la presenza. Appuntamento a sabato, a Vicosoprano.
Ciao!

Lele
Questa è la mia bicicletta da corsa, una vecchietta anni'80... Qualche mese fa un amico mi invitò a riprendere la strada del ciclismo, all'inizio, vuoi gli acciacchi che mi perseguitano, vuoi la mancanza di tempo,  fui un po' restìo, poi ripensai alla mia vecchia bici, regalatami dal mio povero papà circa 25 anni fa, impolverata, ruggine, "telaio" per ragnatele in un angolo del pollaio... Mi misi all'opera e con un gran lavoro di restauro sono riuscito a renderla "nuova". 
Come da foto, se vedete sfrecciare un tricolore con "Lele Besostri 1976" sulla canna obliqua, non potete sbagliare...

martedì 6 novembre 2012

Solo me stesso.
...camminavo con passo inesorabile, calcavo polvere ed orme ormai indecifrabili, incurante, senza volgermi verso quanto percorso, con la mente offuscata dalla rabbia e da un  solo altro pensiero...
 Camminavo da ore nel giorno che moriva, verso un sole sempre più basso, verso un ponente di vette aguzze innevate, nella brezza serotina e più camminavo, più cercavo di mitigare la collera e il ricordo dei silenzi forzati...
 Avanzavo e ad ogni passo aumentavano i dubbi sulla giustezza delle mie azioni ma camminavo senza soluzione di continuità... Il sole era caduto e l'atmosfera si addolciva di suoni lontani e  di profumo di erba bagnata di rugiada... Pensai ai miei bambini, ignari, a casa che mi aspettavano e che impazienti correvano alla finestra ad ogni rumore dall'esterno... I pensieri  mi si mischiarono in un turbine di non più incorrotta decisione...
 Mi fermai davanti al tramonto, dinnanzi ad un orizzonte infinito di colori che arrivavano al nero nel quale già brillavano le stelle, ad una bellissima visione del Mondo... "La vita è una cosa meravigliosa ed è troppo breve per perdere tempo vivendo arrabbiati" dissi bisbigliando... Rimasi per molto tempo immobile e rapito davanti al giorno morente, non pensavo più a quanto accaduto, tutto mi sembrava così lieve ed insignificante, riuscii ad abbozzare un sorriso... Venne il buio, solo un lampo di rosso vergava impercettibilmente una linea remota, da lontano un cane latrava e  un campanile scoccava le ore. I rintocchi, attenuati dal vento che si era rinforzato,  sembravano sempre più lontani, i grilli cantavano alle stelle. 
Mi volsi in silenzio e accorto per non interrompere quella musica, mi volsi di nuovo verso  l’ orizzonte oramai puntinato di luci lontane e ritornai sui miei passi verso casa.

Lele 
(tratto dal mio libro inedito "Solo me stesso")

giovedì 1 novembre 2012

Solitudine
Ci son anche queste giornate
di uggiosa atmosfera bagnata di nuvole
di luce soffusa, quasi avvolgente
di pioggia e di vento
di strade senz' auto e silenzio.

Lele


Autunno 2012